Non facciamo ipocrisie: la legge Bossi-Fini va abolita il prima possibile, ma abolirla vuol dir tornare alla legislazione precedente, cioè alle Turco-Napolitano, allora dovremmo pensare come superarla con una nuova legge che vada oltre i CIE ed i centri di “accoglienza” che, come si vede, non sono poi cosi accoglienti.
Dovremmo ripartire da alcuni punti fondamentali e cancellare le porcate introdotte dai destroidi negli anni del berlusconismo: sarebbe cosa buona iniziare da un coinvolgimento della Farnesina come terzo ministero, in quanto penso che solo con rapporti diplomatici seri si possa andare ad agire sulle radici dell’immigrazione nei paesi di partenza; solo in un secondo momento si dovrebbe pensare a come agire su chi, nonostante tutto, si mette sulle barche degli scafisti e attraversa lo stretto di Sicilia.
Invece di considerare l’immigrato come problema, dovremmo pensarlo come vittima al pari nostro e quindi capire che respingerlo è un gesto profondamente immorale, oltre che illegale secondo i codici internazionali sul diritto d’asilo. Cioè per capirsi l’errore diplomatico è stato investire nel rapporto con Gheddafi pensando che solo lui potesse fermare i flussi senza considerare il “come” l’avrebbe fatto e il “per quanto” ci sarebbe riuscito.
Come popolo di migranti dovremmo capire che nessuno lascia la propria casa, la propria famiglia e la propria patria a cuor leggero e dovremmo anche essere capaci di porci con maggior forza, insieme agli altri stati mediterranei, di fronte alla Comunità Europea, in quanto prima linea di un problema che riguarda tutta l’Unione e non solo chi si affaccia sul mare e sull’Africa.
Solo con una soluzione condivisa e armonica potremmo uscire da questo empasse e non trovarci nuovamente a scoprire che sul nostro territorio esistono zone franche da diritti e da libertà individuali.
Alla fine c’è in gioco la civiltà dell’Italia e di tutta l’Europa. Se vi pare poco.